Un nitido cronologico omaggio al Maestro delle musiche da film attraversando gloriosamente cinquanta anni di cinema, dal trash alle pellicole d’arte con una cifra stilistica inconfondibile.
Raramente si esce appagati da una sala come dopo questi 150 minuti di emozionante viaggio dentro il mondo di una persona che non riesce difficile definire artista. Film documentario (e non sembri una contraddizione) che è una sorta di intarsio di scatole concentriche. Dentro c’è la storia di mezzo secolo di cinema ma anche altrettanti anni di sviluppo musicale di un’arte artigianale. E, quello che più, conta l’evoluzione di un mito italiano. E che sorpresa trovare l’eco di Morricone (un cognome che gli americani proprio non riescono a pronunciare correttamente) nei concerti dei Clash, nei Metallica, nell’entusiastica considerazione di un Bruce Springsteen. Gruppi e cantanti apparentemente su galassie diverse. Morricone appare in tutte le sue sfaccettature. Nella sua contrastata gavetta, proveniente da famiglia umile, con padre trombettista, alle prime collaborazioni in compartecipazione. Collaborazioni tutt’altro che schifiltose anche con il cinema di serie B, prima di fare il salto di qualità con Sergio Leone. Con il rimpianto, per il divieto di quest’ultimo, di non aver potuto lavorare fianco a fianco di Kubrick per Arancia Meccanica (vincoli contrattuali). È costata sette anni di lavoro in giro per il mondo questa creazione che trasmette energia. Ma c’è anche lo sfaccettato Morricone di Nuova Consonanza, con le scorribande nella musica sperimentale, il Morricone direttore d’orchestra, l’umile ma indipendente discepolo di Petrassi. Sempre alle prese con un cronico e mai vinto complesso d’inferiorità per non aver abbracciato in toto la carriera di compositore, inventando una strada con un metodo personale e, per certi versi, irripetibile. Tornatore ha avuto l’umiltà di dedicarsi a un mito italiano, ricco di nomination, con la conquista assoluta dell’Oscar raggiunta con Tarantino, un tardivo omaggio a quanto aveva seminato con un ricco curriculum.
data di pubblicazione: 01/02/2022
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Concordo in tutto con la recensione di Daniele Poto. Il regista è riuscito a coniugare il ritratto di un uomo semplice con la grandiosità dell’artista che è stato. La sua musica è la colonna sonora delle nostre vite ed in alcuni casi ha talmente valorizzato le pellicole che ha accompagnato da esserne diventata, a ragione, l’elemento di riconoscimento. Tornatore ha portato a termine un’operazione grandiosa senza tuttavia renderla “pomposa”, rischio molto alto in una pellicola di 150 minuti che, al contrario, con magia ed equilibrio, emoziona e fa sognare. Il 17 febbraio il film uscirà nelle sale.