(Teatro Argentina – Roma, 3/9 maggio 2021)
Emozionante riapertura del Teatro Argentina di Roma con la prima nazionale de La Metamorfosi di Franz Kafka con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, spettacolo che eccezionalmente aveva già debuttato in tv su Rai 5.
Gregor Samsa è un semplice commesso viaggiatore, preciso e metodico, che un mattino, svegliatosi in ritardo rispetto al solito, si rende conto di aver assunto le sembianze di un gigantesco scarafaggio. Il pensiero di Gregor, però, non è inizialmente rivolto al suo aspetto mostruoso, quanto piuttosto al consistente ritardo che sta accumulando: la sua professione lo costringe infatti ad un ferreo rispetto delle coincidenze ferroviarie e, nelle condizioni in cui si trova, Gregor perderà sicuramente il treno della mattina. Gregor vive con i genitori e con un’amata sorella di nome Grete, che uno dopo l’altro, vanno a bussare alla sua porta, preoccupati del suo inusuale ritardo e dunque convinti che Gregor sia malato. La progressiva consapevolezza della mutazione subita ed il susseguente abbandono affettivo da parte dei familiari in conseguenza anche delle mutate condizioni economiche familiari spingono Gregor a lasciarsi morire di inedia. La metamorfosi è una metafora dell’incomunicabilità dell’individuo, dell’isolamento e dell’alienazione nella società contemporanea. una denuncia dell’oppressione delle regole sociali sull’individuo, che viene schiacciato e spersonalizzato dalle imposizioni esterne ed un apologo sull’impossibilità di comunicazione tra esseri umani, in particolar modo negli ambienti familiari, simboleggiati dai luoghi chiusi ed asfittici in cui si svolge tutta la vicenda.
Gregor decide di abbandonare il suo destino tra gli umani e si trasforma, assumendo un altro corpo immaginario. La causa di questa fuga dalla propria identità è la sua condizione lavorativa e la sottomissione a regole massacranti, alla stupidità di gerarchie e burocrazie. La sua famiglia reagisce a questo cambiamento in modo diverso: la madre sviene, il padre vorrebbe ucciderlo mentre la sorella è l’unica ad avere attenzioni nei suoi confronti. Ma se inizialmente gli porta da mangiare e pulisce la sua stanza, dopo qualche tempo desiste, convinta che quell’essere non sia più suo fratello. In quella metamorfosi c’è tutto il disagio di una persona che vive una vita che non sente sua. Da anni infatti il padre di Gregor, senza nessuna ragione apparente, ha smesso di lavorare costringendolo ad assumere il ruolo di capofamiglia. Il Gregor scarafaggio parla ma non viene più sentito, capito, e questo genera negli altri la convinzione che anche lui non possa capire. Invece lui intende tutto, sa come è considerato, reagisce. Prende il via un lento logoramento e pian piano scivola nel suo disagio totale. Una condizione psicologica di depressione che ricorda molto ciò che abbiamo subito a causa della pandemia.
Con La metamorfosi, Giorgio Barberio Corsetti si immerge nuovamente nell’universo di Kafka, secondo un efficace gioco immaginario e mentale spietato, che porta Gregor, e noi con lui, all’annullamento. La metamorfosi come chiave di lettura dei mali dell’uomo contemporaneo.
La drammaturgia rispetta il testo di Kafka, attraverso anche l’uso della terza persona, per accentuare una narrazione che diventa scrittura scenica. Ambiente e costumi ci collegano al tempo presente.
Ottima prova attoriale per il protagonista Michelangelo Dalisi, che interpreta con molta naturalezza un personaggio così complesso. Il movimento è stato infatti strettamente correlato alla fisionomia del protagonista, secondo un moto interiore costruito con tanto training. La scena è un angolo d’una stanza, ruotante su se stesso: permette sconfinamenti che si alterna tra la stanza di Gregor e il soggiorno dove si muove il resto della famiglia.
Spettacolo decisamente coinvolgente, specchio dei tempi, carico di riflessioni e ripensamenti legato ad un contemporaneo in cui l’afflato artistico non si è mai spento.
data di pubblicazione:09/05/2021
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