“… pochi Imperi nella Storia hanno conseguito sia la dimensione geografica sia la capacità di integrazione del “commonwealth” romano. Nessuno come i Romani ha saputo combinare fra loro le dimensioni territoriali, l’unità dello Stato e la sua longevità ultramillenaria…”.
Siamo forse davanti all’ennesima analisi sul declino e sulla caduta dell’Impero Romano?
Niente affatto! Finora hanno sempre dominato come cause: fattori politici, militari, economici, demografici… il libro di Harper è invece uno studio acuto, ben articolato e documentato che offre una chiave di lettura del tutto nuova e stimolante su temi che, a torto, si suppone spesso di conoscere già a sufficienza. Un libro che ci permette di vedere un periodo complesso sotto un punto di vista spesso tralasciato o, del tutto sottovalutato da parte degli storici. Il lavoro dello studioso americano ha infatti l’originalità e l’intuizione di esaminare gli eventi dei secoli cruciali per Roma sotto l’ottica ecosistemica, climatologica ed epidemiologica. Oggi le competenze e le risorse scientifiche dell’Archeobotanica e dell’Archeomedicina consentono cose che fino a 15 o 20 anni fa non si potevano nemmeno immaginare: si può sequenziare il DNA di resti umani e non, ritrovati negli scavi e poi risalire con quasi certezza alle situazioni climatiche, alimentari, sociali e sanitarie e scoprire anche i percorsi e le evoluzioni genetiche di quel nemico occulto del genere Umano che sono stati e sono i Virus Letali. La Storia non è più quindi solo la sequenza di fatti ed azioni compiute dagli uomini in un contesto in cui l’ambiente faceva solo da sfondo stabile ed inerte allo sviluppo storico, ma è invece anche l’insieme di eventi naturali mutevoli, di cicli solari, di eruzioni vulcaniche, di instabilità climatiche, di pandemie devastanti che hanno influenzato e spesso deciso la Storia. La Storia va quindi riscritta e riletta in modo nuovo.
In effetti la risposta a come sia stato possibile il crollo dell’Impero Romano dipende dal maggior o minor grado di focalizzazione dello storico. Su piccole scale: le scelte umane potrebbero sembrare aver avuto un valore dominante, soprattutto se giudicate a posteriori. Su un quadro di maggiori dimensioni: si potrebbero individuare nell’Impero alcuni difetti strutturali (guerre civili, peso fiscale, pressioni sulle frontiere da parte di popoli invidiosi od affamati). Passando ad una visione più ampia ancora: si potrebbe anche definire la caduta di Roma come l’inevitabile destino di ogni impero. Ogni umana creazione è destinata a perire! Tutte cose contemporaneamente vere ma non determinanti in assoluto. In realtà, per l’autore, l’elemento che su tutte è veramente determinante è il trionfo della Natura sulle realtà umane. L’Impero Romano era un impero grandioso ed urbanizzato con ampie reti commerciali che aveva realizzato una sorta di miniglobalizzazione ante litteram. Proprio questa sua ampiezza ha poi aperto le sue porte anche al flusso di elementi patogeni divenuti pandemici e devastanti, provenienti, allora come anche oggi, dall’Asia. La Natura con le sue forze evolutive od involutive era ed è in grado di cambiare il mondo.
Harper è bravo nel documentare con rigore scientifico ricco di riferimenti la sua tesi intrecciando i fatti storici con le ultime scoperte in campo climatico e genetico: basti pensare alle siccità impreviste e soprattutto alle ondate pandemiche virali che scossero l’Impero arrestandone prima la crescita ed il benessere, poi le reazioni e la ripresa sociale ed infine, con la Peste Bubbonica, tagliando definitivamente ogni sua capacità demografica, economica e militare.
Il Destino di Roma è un libro interessante, scritto con prosa scorrevole che genererà polemiche fra gli storici e affascinerà gli appassionati, regalando uno scorcio di visuale del tutto nuovo sul nostro passato che dovrebbe però farci anche molto riflettere sulle analogie con il nostro fragile Presente ed il nostro incerto Futuro.
data di pubblicazione: 24/08/2020
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