La nona settimana digital del Teatro di Roma, dal 18 al 24 maggio, ha continuato ad arricchire l’offerta del palinsesto di proposte virtuali su tutti i suoi canali social (Facebook, Instagram e YouTube) per condividere nuove forme alternative d’arte e teatro attraverso il web. Da segnalare la prosecuzione dei racconti tratti da Centuria a cura di Massimo Popolizio e l’incontro di Giorgio Barberio Corsetti con la regista brasiliana Christiane Jatahy.
La programmazione settimanale si è arricchita del contributo del Gruppo Acea, che diventa mecenate del Teatro di Roma sostenendo il palinsesto di iniziative virtuali del Teatro di Roma a partire dall’opera digitale Centuria diretta da Massimo Popolizio.
In questa settimana due appuntamenti con gli attori della compagnia di Un nemico del popolo in programma giovedì e domenica alle ore 16. Veramente straordinarie le narrazioni tratte dai brevi racconti dello scrittore Giorgio Manganelli grazie alla costruzione drammaturgica ed all’intensità dei giovani attori. Giovedì è stata la volta di Luca Mascolo, Cosimo Frascella, Maria Laila Fernandez, Gabriele Zecchiarioli, Francesco Santagada, Martin Chishimba, Tommaso Cardarelli, Duilio Paciello, Massimo Popolizio, mentre domenica abbiamo ammirato ed ascoltato Maria Paiato, Francesco Santagada, Luca Mascolo, Maria Laila Fernandez, Martin Chishimba, Flavio Francucci, Gabriele Zecchiarioli, Cosimo Frascella, Michele Nani ed ovviamente Massimo Popolizio.
Tra gli appuntamenti settimanali, martedì alle ore 16 c’è stata la presentazione del libro di Valentina Valentini, Teatro contemporaneo 1989-2019,edito da Carocci Attraverso il suo volume l’autrice cerca di portare in luce le mutazioni e le contraddizioni che attraversano la scena contemporanea teatrale degli ultimi trent’anni, sia a livello artistico che della critica.
Il dialogo diretto avviato da Giorgio Barberio Corsetti con la comunità di artisti nazionali e internazionali lo ha portato sabato alle ore 21 ad incontrare la regista brasiliana Christiane Jatahy, raffinata artista riconosciuta e premiata in tutto il mondo per la sua ricerca su originali forme teatrali e scenografiche, da sempre impegnata nell’esplorazione di nuove frontiere tra realtà e finzione, teatro e cinema.
Le prime informazioni richieste da Barberio Corsetti alla Jatahy riguardano la situazione in Brasile che è catastrofica per l’epidemia e per l’operato aggressivo e militare del governo di Bolsonaro. Ha deciso di rimanere in Brasile con i suoi amici e con la sua famiglia e capire cosa può fare. Basterebbe avere la possibilità di parlare visto che ci sono ragioni economiche per le quali tutto ciò sta accadendo, degli interessi economici molto grandi in Brasile e su l’Amazzonia in particolare. E per il teatro vale la stessa cosa visto che si è fermato tutto perché il governo ritiene gli artisti dei criminali che possono potenzialmente criticare il governo. Non ci sono notizie su una eventuale riapertura ed in questo momento si sopravvive grazie a piccoli aiuti forniti da associazioni o a donazioni. La sua compagnia è residente in Brasile, chiede Barberio Corsetti. Sì e sarà molto difficile trasferirsi e lavorare in Francia con la questione delle frontiere. Si può uscire ora in Brasile? E’ raccomandato di stare in casa, si lavora e non si esce se non per andare al supermercato; tra l’altro non ci sono informazioni concrete e spesso sono contraddittorie. Può succedere di tutto e la gente ha necessità di uscire per lavorare e per questo il numero di contagi cresce in maniera esponenziale, proprio perché non è possibile garantire il distanziamento sociale. Il rischio di contagio poi per la popolazione indigena è altissimo. Sono appesi tra la vita e la morte visto che probabilmente vorrebbero sterminarli per avere libero accesso all’Amazzonia e questo sarebbe una sorta di genocidio, una tragedia per il mondo intero. In un presente sospeso il lavoro è utopistico, pur avendo un’agenda piena; un progetto con il teatro di Ginevra ha una prima fissata per ottobre poi posticipata a gennaio 2021 e pertanto si sviluppa e modifica la sceneggiatura lavorando sulla questione del presente, come Penelope che fa e disfa la tela. Si pensa, si scrive pensando di fare qualcosa di utile; a tal proposito Barberio Corsetti chiede come possa essere integrato il presente nei suoi spettacoli. Il pubblico è parte integrante e tutto dipende da quanto e se il pubblico ci sarà e cosa potrà succedere sul palcoscenico.
Il suo prossimo progetto si ispira al film Dogville di Lars Von Trier con protagonista Giulia un’attrice brasiliana che lascia il Brasile con la speranza di trovare una situazione diversa, in una sorta di conflitto tra realtà e finzione. Ora il mondo intero sta partecipando ad una guerra invisibile e bisogna approfittare di questa situazione per liberare lo spettacolo, la società e il mondo intero dall’idea del consumismo esasperato, dal concetto che tutto sia in vendita, senza cadere nel nazionalismo e nel protezionismo. Come vede il dopo, chiede Barberio Corsetti, tra mascherine e distanza di sicurezza? Questa epidemia col tempo si stabilizzerà e in questo contesto il teatro sarà più necessario che mai, perché teatro vuol dire festa, stare con le persone, l’uno accanto all’altro per vivere insieme l’esperienza. Sarà una bella sfida con dei limiti nel processo creativo che diventano fonte di ispirazione. Il pubblico è parte integrante degli spettacoli, c’è una sorta di cerchio magico tra quanto rappresentato e la partecipazione attiva del pubblico. Tutti i lati del palcoscenico convergono verso lo spettatore. Vorrebbe portare un suo spettacolo a Roma ma ora tornerà sicuramente in Francia, il quando dipende dalle aperture delle frontiere. Sarà difficile, chiede Barberio Corsetti, stare lontano dal Brasile in questo momento così complicato? La regista crede sia molto complicato perché ogni giorno le cose cambiano e non sa cosa succederà, ma si prende la responsabilità di parlare, denunciare, lottare e resistere. Ci sono progetti anche in Brasile ma non si sa se potranno essere portati avanti vista la situazione, si sente un po’ come Il visconte dimezzato di Italo Calvino. In Italia c’è la possibilità di aprire con un pubblico ridotto dal 15 giugno e con un distanziamento all’interno del teatro e si sta studiando possibilità per fare degli spettacoli in estate, poi in autunno non si sa se si resterà così o se sarà meno restrittivo si lavora giorno per giorno ma la situazione. Bisogna ricominciare comunque per dare lavoro a più persone possibil,i attraverso un dialogo attivo tra teatri perché si è un po’ tutti soli in questo momento ed il teatro, seppure con tutte le restrizioni dovute, è luogo della collettività anche se questa collettività non e più così assoluta, è più piccola, ma è pur sempre una collettività.
Radio India è sempre live tutti i giorni, dalle ore 17 alle 20, in diretta streaming su www.spreaker.com, poi in podcast anche su spotify e social del Teatro di Roma. Le cinque compagnie residenti del Teatro India – DOM-, Fabio Condemi, Industria Indipendente, MK, Muta Imago, alle quali per quest’occasione si aggiunge Daria Deflorian – hanno trovato in questo mezzo una modalità per far fluire le proprie pratiche artistiche dai rispettivi paesaggi domestici. Oltre alla programmazione consueta, lunedì c’è stato appuntamento con la rubrica The Performer – dall’insorgenza alla scomparsa dei corpi, uno spazio di riflessione collettivo attorno a corpo e liveness; nell’Extra di martedì Attilio Scarpellini ha presentato Giornale, stralci dal diario mattutino scritti dall’inizio della quarantena fino ad oggi; mentre venerdì Daria Deflorian, in Persone, ha incontrato Martina Badiluzzi.
Il Laboratorio Integrato Piero Gabrielli ha proposto venerdì alle ore 16, un doppio affaccio video su due progetti e processi creativi, che hanno mantenuto coesa e in connessione la comunità dei ragazzi con e senza disabilità, arricchendo anche lo scambio tra insegnanti e teatranti, le occasioni di incontro con le famiglie e le opportunità di lavoro per attori con e senza disabilità. Emozioni e storie, piene di successi, desideri, aspirazioni e delusioni, attraverso le immagini del Monologo degli insiemi, video-documentario dello spettacolo Asimmetrie emotive, che raccoglie la ricchezza di esperienze e testimonianze su temi forti legati alla disabilità; mentre con La storia senza storia, parte dello spettacolo Un cabaret poetico, i versi di Gioacchino Belli, Nicola Cinquetti, Bernard Friot, Alda Merini, Moliere, Er Pinto, Silvia Roncaglia, Sergio Tofano e Trilussa in un interessantissimo cabaret musicale.
Domenica infine alle ore 12 è stata riproposta una delle quattro Conversazioni sulle Rovine, organizzate nel 2016 al Teatro Argentina, in occasione della mostra La forza delle Rovine al Palazzo Altemps, per ripercorrere il significato di “rovine”, sentinelle del passato, luoghi della memoria, macerie del presente e fonte di energia creativa del futuro.
data di pubblicazione:25/05/2020
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