L’emergenza Coronavirus, si è detto e scritto in questi mesi, ha plasmato la realtà secondo un copione che credevamo possibile mettere in scena solo nell’universo immaginifico del grande schermo.
Proprio del cinema, caledoiscopico produttore di storie, si inizia a sentire l’insopportabile mancanza, in un mondo regolato dal distanziamento sociale e in cui il respiro di ciascuno di noi, lungi dall’incarnare il proverbiale alito di vita, diviene potenziale veicolo di morte.
Si tratta, pare opportuno precisarlo, di una questione che riguarda chi il cinema lo guarda, ma anche e soprattutto chi il cinema lo fa. Ogni emozione di cui lo spettatore viene privato equivale a un danno economico per artisti, maestranze, produttori e distributori che risulta ancora difficile quantificare, soprattutto nel medio e lungo periodo.
Ieri sera, durante la cerimonia per l’attribuzione dei David di Donatello consegnati virtualmente e silenziosamente (quasi sommessamente), il ministro Dario Franceschini non è andato molto al di là di quel “stiamo facendo tutto il possibile” che ormai suona come un impotente palliativo di chi fatica a intravedere e a (ri)costruire il futuro.
Cerchiamo, allora, di fare un po’ di chiarezza.
Dal 18 maggio riprenderanno le proiezioni telematiche. Riapriranno, insomma, solo le porte virtuali, riservate, vale la pena precisarlo, a chi disponga di una connessione internet quanto meno decente.
Il progetto, capitanato da LuckyRed, si avvale del supporto digitale di MyMovies e consiste, essenzialmente, nell’apertura di un canale streaming dove saranno disponibili in anteprima alcuni dei film la cui uscita in sala era prevista in questo periodo.
Si paga un biglietto e, all’orario stabilito, inizia la “proiezione”. Tra i primi film disponibili ci sono I Miserabili, Il matrimonio, Il meglio deve ancora venire e Matthias &Maxime.
Solo le produzioni più “strutturate” potranno ambire a una proiezione anche in sala, mentre per gli altri il passaggio in streaming sarà la sola realistica prospettiva.
Il progetto è indubbiamente interessante, specie per evitare che l’emergenza di questo periodo si traduca in un definitivo consolidamento dello strapotere di Netflix&Co, dal quale certamente derivano effetti virtuosi, ma che corre il rischio di staccare la spina alla magia della proiezione in sala, già da tempo in evidente sofferenza.
La speranza, allora, diviene quella di veder scendere in campo anche il Governo, con progetti concreti e non solo evanescenti rassicurazioni, capaci di tornare a somministrare agli spettatori quella medicina del sogno che ai professionisti del cinema garantisce la prospettiva di una vita dignitosa.
data di pubblicazione: 9/05/2020
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