La seconda giornata del Festival di Venezia 2022 è caratterizzata da un’altra pellicola in Concorso molto attesa: si tratta di BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades di Alejandro G. Iñárritu.
Il regista messicano affronta la crisi di identità di Silverio, un noto giornalista e documentarista messicano, che vive oramai da 15 anni a Los Angeles con la moglie e i loro due figli: ce ne sarebbe anche un terzo di nome Mateo, ma è meglio non rivelare questa ed altre “sorprese” di cui il film è particolarmente ricco. Silverio torna con moglie e figli nel suo paese per ritirare un prestigioso premio internazionale, ma il viaggio sarà rivelatore di ricordi, fantasmi e paure da affrontare, ed anche portatore di idee politiche contrastanti che gli faranno amare ed odiare alternativamente sia il paese che lo ha accolto ma anche quello da cui proviene. Travolto da una vera e propria crisi di identità, il protagonista reagisce nascondendosi e non concedendo interviste, scontentando la sua gente e gli amici che vogliono festeggiarlo. Il film è una vera e propria maratona (dura quasi 3 ore!) che ci fa viaggiare nel mondo interiore ed esteriore di Silverio: le domande che il regista fa porre al suo protagonista non sono solo intime ma universali e mettono in evidenza interrogativi complessi, che abbracciano il vissuto di Silverio ma anche la storia del suo paese. Le produzioni Netflix, come questa, hanno sovente la caratteristica di essere interminabili e sorge spontanea la domanda di quanto l’aspetto commerciale dell’avvento delle piattaforme abbia in qualche modo danneggiato il prodotto finale, in quanto i tagli che una volta probabilmente i produttori ed i distributori imponevano ai registi, in qualche caso “salvavano” le pellicole da un inevitabile lungaggine che “diluisce” l’aspetto artistico della pellicola stessa di cui anche il film di Alejandro G. Iñárritu, pur essendo una pellicola d’autore con immagini e battute di assoluta genialità, ne è rimasto inevitabilmente vittima.
Per la sezione Orizzonti è decisamente da segnalare il film giapponese di Kei Ishikawa dal titolo Aru Otoko (Un uomo): anche in questa pellicola si affronta il tema dell’identità da cui si fugge, che si vuole cambiare perché, come lo stesso regista ha dichiarato, ogni essere umano è fatto di tante componenti che si possono amare o odiare. Rie è una giovane donna separata con un bambino piccolo che porta lo stesso nome di un altro figlio morto a soli 2 anni per un tumore. Nonostante la sua triste esistenza, la vita riserva alla donna una seconda opportunità: incontra il giovane e gentile Daisuke di cui si innamora, ben presto creeranno una famiglia insieme e dal loro matrimonio nascerà anche una bambina. Ma la morte improvvisa di Daisuke le farà scoprire delle sconcertanti verità sull’uomo che amava. Il film induce a riflessioni molto interessanti e gli interpreti sono davvero bravi (soprattutto l’attore che interpreta l’avvocato che si dovrà occupare di scoprire la vera identità del defunto): fondamentalmente ci fa scoprire come il dato di fatto e la verità non sempre sono combacianti e che spesso, scoprire verità nascoste, non sempre rappresenta un elemento per cancellare quanto di buono si è vissuto o per cambiare il giudizio sulla persona amata.
Ultima pellicola della giornata, anch’essa in Concorso, è francese dal titolo Un couple del regista Frederick Wiseman e tratta della relazione durata quarantotto anni tra Leo Tolstoj e sua moglie Sofia detta Sonja, donna di origini nobili, di forte temperamento, assidua copista delle opere del marito e sua amministratrice. La coppia ebbe tredici figli, alcuni dei quali morirono, e Sofia li allevò tutti personalmente. Entrambi erano soliti scrivere un diario e Leo pare che la prima notte di nozze lesse il suo, ricco di particolari intimi, alla diciottenne sposa. Il film si basa sulle lettere che si scrissero e sul contenuto del diario di Sofia. Girato in Bretagna nel giardino La Boulaye, sull’isola di Belle Île, il film gode di una ambientazione perfetta ed ha una impostazione teatrale nella forma di monologo: il pregio è di portare a conoscenza attraverso le pagine di un diario i sentimenti contrastanti della lunghissima vita coniugale dei coniugi Tolstoj irta di crisi e litigi che portarono sovente lo scrittore a voler abbandonare la famiglia, ma che sicuramente fu un elemento importante per la stesura delle sue opere.
data di pubblicazione:02/09/2022
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