79. MOSTRA INTERNAZIONALE d’ARTE CINEMATOGRAFICA di VENEZIA: FILM DI APERTURA

Il Festival di Venezia 2022 apre le sue porte e, nonostante il sistema di prenotazione delle proiezioni abbia creato non pochi problemi, i film ripagano pienamente i disagi di un sistema che si spera venga abbandonato presto per tornare a quelle splendide file sotto il sole del Lido, alle chiacchiere che precedono le proiezioni e ai commenti che le seguono: a quello che potremmo definire il romanticismo di una kermesse così importante che i tempi moderni, traghettati dal covid, hanno un po’cancellato.

 

Apre la 79ma edizione del Festival Noah Baumbach con il suo White Noise, film ambizioso ricco di riflessioni su dubbi e ossessioni, paure sulla vita e sulla morte, interpretato da Greta Gerwig, moglie di Baumbach, interprete e cineasta di pregio, e il bravissimo Adrian Drive alla sua quinta esperienza con il regista, che già nel 2019 era presente al Lido con Marriage Story dello stesso Baumbach, e che in un certo senso con White Noise replica tematiche legate anche agli affetti e al rapporto di coppia. Seppur ambientato negli anni ’80, ai tempi di Reagan, è lampante il riferimento alla contemporaneità che stiamo vivendo e nella quale ci riconosciamo, ma non abbastanza da renderlo “coinvolgente”, empatico. Un buon esercizio di regia, algido e a tratti autoreferenziale, con sprazzi di genialità che non riescono tuttavia a reggere l’intera durata della pellicola. Empatia e commozione profonda invece giunge dal film che apre la sezione Orizzonti, Princess di Roberto De Paolis, alla sua seconda prova da regista, che vede Rai Cinema tra i produttori e Lucky Red come distributore. E’ un film potente, originale e di grande spessore, che non parla solo di immigrazione clandestina e prostituzione, ma di anima, narrando una storia che nasce da dentro, con una assenza assoluta di ogni genere di giudizio morale, con linee difficili da tratteggiare e raccontare, che vanta tra i protagonisti attori veri e ragazze nigeriane realmente strappate alla vita di strada. Questi si muovono come equilibristi in modo esemplare, creando quell’empatia in una storia che ha i tratti del documentario ma che è un film a tutti gli effetti, anche se con ruoli capovolti, in cui i veri attori “assecondano” la vita di Glory Kevin e delle altre ragazze. “Ho costruito Princess fondendo il mio punto di vista con quello di alcune ragazze nigeriane, vere vittime di tratta, che hanno scritto con me e poi hanno interpretato se stesse”. Il messaggio del film potremmo sintetizzarlo nel concetto che ognuno deve salvarsi da solo, ma per farlo ci vogliono le condizioni; ed anche se alcuni incontri, come quello di Princess con il personaggio interpretato da Lino Musella (bravissimo assieme agli altri due interpreti Salvatore Striano e Maurizio Lombardi) possono fare aprire gli occhi alla protagonista perché carichi di un istinto positivo, non le regala tuttavia tutti quegli elementi necessari per liberarsi dalle catene. Il film ci insegna sul finale che ci vuole una spinta interiore per romperle quelle catene, che ci inchiodano ad una vita in cui si crede che sopravvivere sia vivere. Tra i film Fuori Concorso è sicuramente da segnale Living, ovvero il capolavoro di Kurosawa Ikiru “reimmaginato” dal regista sudafricano Oliver Hermanus, con una accuratissima sceneggiatura di K.Ishiguro. Film poetico, umano, lieve, Living è la storia di un uomo ordinario che decide, in seguito ad un evento che stravolgerà la sua vita, di fare qualcosa in extremis per poter dare un senso alla sua esistenza grigia, vissuta in un angolo, decidendo di vivere appunto. Magnificamente interpretato dall’attore inglese Bill Nighy ed ambientato in una Inghilterra degli anni ’50, il film è piacevolmente lento per apprezzarne le innumerevoli sfumature, e tutte quelle piccole cose che assumono così dimensioni immense. Ma la prima giornata della 79ma edizione del Festival del cinema di Venezia si conclude con la divina Cate Blanchett e la sua stupefacente interpretazione di Lydia Tár nel film TÁR  di Todd Field presentato in anteprima alla stampa, incentrato sulla figura della prima donna della storia a divenire direttore di una delle più importanti orchestre tedesche. Il film è stato scritto per la sua protagonista che conferma la sua immensa bravura in una maratona di 2 ore e 40 minuti senza mai fare un passo falso, con una interpretazione che già profuma di candidatura all’Oscar. Peccato che nel film ci sia… una assenza totale di musica. Una vera e propria contraddizione: occasione mancata? Il pubblico deciderà.

data di pubblicazione:01/09/2022

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